La prima immagine che la parola
“folla” suscita nella nostra mente è sicuramente quella di un gruppo immenso di
persone riunite nello stesso luogo, ma diversamente da ciò che possiamo
pensare, essa è uno stato d’animo comune, è il momento in cui il singolo esce
dalla sua particolarità ed inizia a pensare come parte di un tutto unitario, di
un’anima collettiva.
Immerso in questa moltitudine,
l’individuo non è più mosso dalle sue istanza regolatrice e censorie, bensì
dall’inconscio perdendo così la personalità cosciente.
Le Bon affermava: <<Nelle folle,
l’imbecille, l’ignorante e l’invidioso sono liberati dal sentimento della loro
nullità e impotenza, che è sostituita dalla nozione di una forza brutale,
passeggera, ma immensa […]. Per il solo fatto di far parte di una folla, l’uomo
discende di parecchi gradi la scala della civiltà. Isolato, sarebbe forse un
individuo colto, nella folla è un istintivo, per conseguenza un
barbaro>>.
Come in un gregge di pecore attaccato
da un lupo il panico si estende per contagio alla parte opposta del gregge e
tutte le pecore fuggono anche se molte di loro non sono a conoscenza di ciò che
sta accadendo, così diventa l’uomo nella folla: agisce senza preoccuparsi di
ciò che sta succedendo e corre seguendo la direzione della folla.
Ecco dunque cos’è la massa: un’anima
inconscia che si esalta, diviene violenta e odia la logica e il ragionamento.
Le idee possiedono all’interno della folla
un forte potere contagioso e ciò fa sì che esse si radichino maggiormente. La
volontà personale quindi si annulla e si inizia a cercare l’autorità di un
capo, si accettano opinioni e idee proposte, considerandole come verità
assolute.
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