In contrapposizione con il socialismo nazionale di Gasset, l’internazionalismo marxista sosteneva che la dinamica
della storia è letta come lotta di classe tra una classe in ascesa e una al
potere, che è sempre esistita: dai patrizi ai plebei sino alla borghesia e al proletariato.
La borghesia ha rivoluzionato i
rapporti di produzione dell’aristocrazia e non può esistere senza rivoluzionare
continuamente gli strumenti di produzione e rapporti.
Marx riconosce alla borghesia il
merito di aver fatto progredire il mondo facendolo uscire dal feudalesimo, ma
ritiene che la società capitalistica non possa durare a lungo, in quanto i
ricchi diverranno sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e i ceti medi
spariranno.
Le previsioni marxiste sono state
però smentite dalla storia dell’ultimo secolo che ha visto invece crescere il
ceto medio fino a costituire la stragrande maggioranza della popolazione.
Ortega invece non riconosce nelle masse un ruolo
determinante in quanto “essa è venuta al mondo per essere diretta, influenzata,
rappresentata, organizzata – fino a cessare d’esser massa, o, per lo meno, ad
averne l’aspirazione. Però non è venuta al mondo per fare tutto questo da sé.
Le occorre riferire la sua vita a un’istanza superiore, costituita dalle
minoranze eccellenti."(2)Fonte:
http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/OrtegaRibellioneMasse.pdf (28/5/2019)
(2) http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/OrtegaRibellioneMasse.pdf (La ribellione delle masse, cap. Il maggior pericolo: lo stato)(28/5/2019)
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